L'intervista eclusiva al Direttore Generale dell'Opera Don Uva. Tra dettagli sul Piano Aziendale, risposte alla politica, proteste alla banca, tagli ai fornitori e la solidarietà ai lavoratori dell'ente
Il dott. Dario Rizzi è il Direttore Generale dell'Opera Don Uva, più volte bersaglio negli ultimi mesi degli attacchi di politici e lavoratori circa la crisi dell'ente. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio, all'interno dell'edificio che accoglie l'amministrazione della Casa della Divina Provvidenza, proprio il primo giorno di presidio permanente organizzato dai sindacati di fronte all'entrata principale dell'azienda. Un'intervista sì lunga, ma decisamente importante, con il Direttore dalla voce profonda che deve spiegare un momento delicato della sua carriera e dell'azienda che sta dirigendo.
Gentile Dott. Dario Rizzi, mentre noi qui ci accingiamo a parlare, al di fuori dei cancelli i lavoratori protestano. Da dove nasce questa agitazione?
Se non c'è un aumento della produttività della Casa della Divina Provvidenza, diventa difficile poi dare le risposte ai lavoratori. Io, se ho un po' di colpa, questa volta è legata al fatto che mi sono fidato molto dei Monti dei Paschi. Pensavo che sarebbe stato facile recuperare 400mila euro dal Monte dei Paschi per pagare gli stipendi il 12-13 (di febbraio, ndr). Ho pensato fosse giusto pagare almeno il 90%. L'altra volta si sono adirati per 46%, e forse avevano ragione. Oggi si sono adirati perché non hanno certezza del domani. Però se non ha certezza del domani la Casa della Divina Provvidenza, come fanno loro ad avere certezze?".
Tutti si chiedono oggi se la Casa della Divina Provvidenza, per tutti i problemi mostrati negli ultimi mesi, abbia un futuro continuativo o alternativo. Lei quale direzione intende più concreta?
Sul futuro della Casa io sono positivista. Quanto ad una svolta, questa è stata data già dal 2000. I due obiettivi di Don Pasquale sono stati l'assistenza ai disabili e agli psichiatrici. Quindi tolta la psichiatria, questa è stata sostituita dalla riabilitazione, dalla cardiologia, dalla neurologia, dalle malattie dell'apparato respiratorio e dalle rispettive riabilitazioni, dagli hospice, dall'rsa, dall'alzheimer. Questa è stata la svolta! Ora questa svolta ha bisogno dell'ulteriore tassello: l'istituto ortofrenico. Delibera 380 del 1999, cito tra virgolette come fate voi giornalisti, "Gli istituti ortofrenici di Foggia e Bisceglie saranno oggetto di un progetto obiettivo sui portatori di handicap da parte della Regione". 1999-2012, stiamo ancora attendendo quel progetto e questo è il succo del deficit dell'ente. E allora i pazienti erano 1500, oggi sono 700. Ricordo infine che i 170 posti Rsa sono pronti da tre anni e a spese della Casa. Su questi aspettiamo ancora il via libera della Regione.
Il famoso piano aziendale di cui tanto si parla da mesi è pronto?
Il piano aziendale è stato delegato allo studio Costantini di Roma, insieme al dottor Toscani Augusto. Io penso che sia a momenti consegnato, al massimo entro una decina di giorni.
Ma quali sono gli obiettivi di questo piano?
Tra i vari obiettivi c'è quello della formazione ulteriore del personale. Il piano riguarderà anche in modo molto cospicuo anche i contratti con le ditte che lavorano presso l'ente, la possibilità di accompagnare alla pensione i dipendenti prossimi ad essa, punterà infine al riconoscimento dei pazienti ortofrenici con un vero nosologico da parte della Regione, riguarderà infine l'adeguamento delle rette sia da parte della Regione Puglia che della Regione Basilicata. In questo modo anche la debitoria che purtroppo incombe sull'ente, negli anni può essere assolta.
Quanto alla mobilità, ci potrà essere anche questa, ma io penso a ciò che possa soddisfare più le esigenze dei lavoratori, che non hanno assolutamente colpa in questo problema. Io ho risposto pocanzi, quando mi parlava qualche dipendente dell'Ambrosia o di altre strutture. Dico: "Lei deve andare a chiedere al suo di datore di lavoro. Io devo tutelare prima gli stipendi dei miei dipendenti". Mentre purtroppo, grazie alla banca e alla cessione che purtroppo noi abbiamo nei confronti dell'Ambrosia, viene tutelata prima l'Ambrosia e questo è un problema. Qualora inoltre ci fosse il taglio dei nostri dipendenti ed il giorno dopo si aprono i 170 posti letto di rsa, non è che andiamo a fare nuove assunzioni, verranno ripresi i dipendenti che sono andati in mobilità qui a Bisceglie.
Questa è una questione di vasi comunicanti. Non si possono fare i conti senza la Regione. Così è stato fatto nel 2004, in quel piano di mobilità, dove mancava la parte importante delle entrate, relative appunto alla Regione, e dove in quel piano non vennero toccate le ditte che lavoravano per la Casa della Divina Provvidenza.
La Direzione Generale, e quindi lei che la rappresenta, ha subito durissimi attacchi negli ultimi mesi, anche e soprattutto dalla politica. Cosa ne pensa?
Sì, ho notato che c'è stato un interessamento della politica, cioé la politica biscegliese si è accorta che esiste la Casa della Divina Provvidenza. Ho seguito e letto con attenzione quello che ha scritto. Ho condiviso Silvestris, chiaramente, ma non ho condiviso Amoruso, che oltre ad avere qualche parente che qui lavora, per il resto non lo so se lui ha avuto interessamenti positivi per l'ente.
Ma lei, personalmente, dopo il "silenzio assordante" di novembre, come ha vissuto questi attacchi di fine dicembre?
Li ho vissuti pensando che l'ente è ad una svolta importante dal punto di vista della riorganizzazione dell'ente, e la continuità dell'opera dell'ente. E quindi quasi una smania di voler partecipare a quello che sarà il futuro positivo dell'Opera. Probabilmente erano stati troppo in silenzio per paura di mettersi in qualche situazione...
Lei comunque crede di avere la coscienza a posto per il suo lavoro qui?
Sicuramente sì. Ogni tanto provo a ricordare cosa ho fatto dal primo giorno e... poi perdo il conto. Fa parte forse anche un po' della mia storia. Anche a Foggia, spesso ero acclamato, ma a volte fatto bersaglio. Ma il fatto stesso di poter io entrare tra i dipendenti, sebbene agitati, è una questione di avere la faccia pulita e le mani pulite, e la coscienza a posto.
Lei ha intenzione di continuare in questo ruolo?
Sì. Ma sono arrivato a questo punto, che faccio, me ne vado adesso? Facciamo raccogliere poi le positività agli altri? Vorrei anche un piccolo spazio che riguarda anche la possibilità di dire "C'ero anch'io". Ma poi ci sono cose tipo il comportamento della banca che ancora non capisco. Ma se l'ente poi non sopravvive alla crisi, poi vediamo chi sale sopra al carro e si capisce come sono andate le cose.
Secondo lei lo spirito di Don Uva ogni tanto si perde in queste dinamiche?
Probabilmente c'è molto personale che ha bisogno di formazione, dico io. Anche nella dirigenza c'è bisogno di formazione. C'è bisogno che qualcuno si rilegga un attimo la vita di Don Uva. Si ricordi che questo è il novantesimo anno, e novanta è il numero della paura. Speriamo quindi sia l'anno della paura, che quando passa, con lui passa la paura.
Ai dipendenti vuole lanciare un messaggio?
Io li posso solo ringraziare poiché hanno pazienza e secondo me saranno premiati. Hanno ragione, e chi lavora è giusto che venga pagato. Più che altro lancerei il messaggio ad altri politici e alla banca. Non alla Regione che da quando abbiamo fatto l'incontro a Bari, a Novembre, con l'Assessore, il dott. Pomo, i sindacati, cone me ed il senatore Azzollini, si è impegnata seriamente a fare la sua parte.
Un'ultima domanda. Lei crede che possa tornare un periodo florido per la Casa, dove addirittura ci possano essere nuove assunzioni e nuova linfa per il nostro territorio?
Io penso che fra tre o massimo quattro anni, poiché di tre anni sarà il piano, io credo che l'ente avrà bisogno di nuove figure professionali. Questa sarà la continuazione dell'Opera. Non è diminuendo i pazienti, o i dipendenti, o i fornitori, che un'opera continua. L'opera che continua si vede quando diventa di nuovo fonte di benessere per la società, e ovviamente parlo di posti di lavoro.